Tag: Lotte dei lavoratori

Dopo il 1964, in Italia la crescita economica era ripresa grazie ad aumenti della produttività, ottenuti intensificando i ritmi di lavoro. Inoltre, in fabbrica i sindacati non erano ancora pienamente accettati come controparti e rimanevano forme di repressione, sebbene più selettive.

Il primo segno dell’ondata di protesta arriva nel marzo 1968, quando la mobilitazione per la riforma delle pensioni, promossa dalla sola CGIL, ottiene un successo imprevisto.

Nei primi mesi del 1968, si verifica una crescita della conflittualità in fabbrica come mai in precedenza. Le vertenze mostrano una crescente radicalità delle richieste e delle forme di lotta.

In autunno, la mobilitazione operaia aumenta, modificando le forme del conflitto industriale e sociale, sotto aspetti come la sua estensione agli impiegati e il protagonismo degli operai comuni.

Nella primavera del 1969, dopo l’esplosione di forti lotte anche alla FIAT, comincia a manifestarsi una forte aspettativa riguardo al rinnovo del contratto dei metalmeccanici fissato per l‘autunno, che sembra destinato ad essere il momento della decisiva prova di forza fra industriali e lavoratori.

La vertenza per i contratti si apre effettivamente a settembre e si caratterizza per un coinvolgimento degli operai e per un numero di scioperi senza precedenti. Le rivendicazioni su cui si muove la lotta sono: 40 ore settimanali, parità normativa fra operai e impiegati, aumenti uguali per tutti, ecc...

Dopo settimane di mobilitazione e di scioperi generali, infine, in dicembre i contratti sono firmati dalla Confindustria. In seguito, mentre le vertenze di una serie di altre categorie permettono loro di ottenere a loro volta miglioramenti delle condizioni, lo stesso Parlamento suggellerà la nuova centralità del mondo del lavoro con l’approvazione dello Statuto dei lavoratori.


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