Nel 1967 Franco Basaglia fa domanda per diventare direttore dell’Ospedale psichiatrico bolognese “Francesco Roncati”, ma essa non viene accolta. Basaglia aveva diretto il manicomio di Gorizia, dove aveva applicato le proprie idee antiautoritarie, e gli amministratori del Roncati temono un radicale cambiamento della situazione e non sono disposti ad accettarlo. Nonostante questo rifiuto, le idee nuove si diffondono comunque, non senza contrasti. Il 29 ottobre 1968 ha luogo un’assemblea, promossa dall’associazione per la lotta contro le malattie mentali, a cui partecipano studenti, medici, degenti e infermieri, per discutere di psichiatria e contestazione. La novità è rappresentata dalla partecipazione dei degenti, considerati ora soggetti che hanno il diritto di esprimere la propria opinione. I medici, pur riconoscendo la necessità di superare una pratica autoritaria nella cura delle malattie psichiatriche, rivendicano la centralità del proprio sapere specialistico, mentre gli studenti insistono sulla parzialità della scienza e sulle cause sociali delle malattie psichiatriche. Altri contrasti si accendono tra i medici e l’amministrazione provinciale, da cui il Roncati dipende: lo sciopero nazionale dei medici psichiatrici del dicembre 1968, per chiedere i miglioramenti economici e normativi previsti dalla L. 431, è visto con favore dagli amministratori locali. Lo sciopero provinciale del 17 e 18 marzo 1969 vede invece da una parte i medici psichiatri sanitari del Roncati che chiedono maggiori risorse per l’assistenza psichiatrica, dall’altra parte la Provincia che già stanziava fondi in misura maggiore di altre amministrazioni provinciali e che sostiene come il progetto di organizzazione dei servizi psichiatrici – il cui fulcro è la prevenzione e il reinserimento anziché la sola ospedalizzazione – sia discusso ampiamente dal personale sanitario, dai sindacati e dalle amministrazioni locali.