Tag: Sindacati

L’ondata della mobilitazione operaia, nel 1968-69, si sviluppa spesso al di fuori del controllo del sindacato e facendo riferimento a concetti come l'”autonomia” e la “democrazia diretta”.
Al centro dell’azione degli operai c'è l‘assemblea, con funzione decisionale sulle rivendicazioni e le forme di lotta, che si diversificano da pratiche consolidate, connotandosi per il loro radicalismo: scioperi a scacchiera, scioperi bianchi, sit-in, cortei interni, scontri con la Polizia.

Di fronte a ciò, le confederazioni non arginano la combattività ma si aprono al rinnovamento e, durante l'Autunno caldo, riacquistano prestigio e controllo sull’organizzazione di base.

In primo luogo, viene risolta la questione dello stretto legame con i partiti politici, attraverso la decisione di rendere incompatibili incarichi politici e sindacali. L’allentamento dei legami coi partiti dà una spinta verso la collaborazione e l’unificazione dei sindacati.

Anche rispetto alle forme di lotta adottate nelle fabbriche, l’atteggiamento sindacale è di lasciar spazio all’autodeterminazione operaia. In questo modo, le confederazioni conservano una legittimità che si traduce nel voto favorevole all’accettazione del contratto del 1969.

In seguito, i sindacati si impegnano per un recupero più stabile della propria influenza. L’adozione di una struttura operativa basata sui delegati rappresenta sia la prova dell’accoglimento delle suggestioni del Movimento che la riaffermazione del principio della rappresentanza sulla democrazia diretta.
Più in generale si può dire che i sindacati tornano ad esprimere il proprio protagonismo e divengono il centro decisionale delle mobilitazioni del mondo del lavoro, dimostrandosi capaci di integrare nel proprio bagaglio concettuale molte suggestioni emerse durante l’ondata di lotta.


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