Tag: Diritti civili

Il cambiamento delle mentalità, la conflittualità e il rifiuto dell’autoritarismo che contrassegnano il ’68, aprono la strada in Italia a lotte concentrate sull’obiettivo di modernizzare codici legislativi arcaici e svecchiare una serie di istituzioni segnate da una vera e propria “cultura del non diritto”.

Per quanto riguarda il versante istituzionale, la lotta è condotta su impulso di attori interni, che però trovano sostegno nella società. Nella Magistratura operano gruppi come “Magistratura Democratica”, che cercano di riformare l’antiquato sistema giudiziario e di dare all’amministrazione della legge un tono meno classista.

All’interno della corporazione medica si distingue in particolare l’azione degli “psichiatri democratici”, impegnati per il superamento dell’istituzione manicomiale. Nelle Forze Armate sono piuttosto i soldati a guidare la lotta, costituendo i Proletari in Divisa e conducendo scioperi per migliorare le condizioni di vita nelle caserme. In seguito, si svilupperà anche un movimento dei sottoufficiali e dei poliziotti impegnati ad ottenere il disarmo e la sindacalizzazione.

Per quanto riguarda la legislazione, gli anni Settanta si aprono con l’approvazione della legge sul divorzio. Il provvedimento verrà poi confermato dal referendum del 1974.

La successiva presa d’atto, da parte del sistema politico, dei mutamenti avvenuti nel costume della popolazione e la crescente forza del movimento femminista spinge a nuove conquiste civili, dalla riforma del codice civile del 1975 e alla legge sull'aborto del 1978.


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