Seduti a un tavolino di un bar a Piazzale Milano, i due fratelli Ale e Giulia sorseggiano un Martini Dry e osservano le macchine. Sullo sfondo si riconosce l’imponente monumento ai Pontieri e una Piacenza vitale, piena di cantieri, simboli di una città che sta cambiando e si fa “luogo del desiderio” per una generazione alla quale la vita in campagna sta stretta, appare isolata e soffocante. E’ una scena de “I pugni in tasca”, primo lungometraggio del regista Marco Bellocchio, che esce nel 1965 e costituisce uno dei film simbolo della contestazione giovanile. Una pellicola prodromica del “lungo ‘68” italiano che sa anticipare e mettere a fuoco alcune istanze che saranno al centro delle lotte dei giovani: la malattia mentale e la sua ridefinizione sociale, la decadenza della famiglia piccolo-borghese, l’insofferenza di una generazione alla ricerca di nuovi modi di esprimersi, vivere, guardare al mondo.