Nell’autunno-inverno del 1973 nasce, per iniziativa di circa una decina di persone, il “Collettivo femminista modenese”, che si ritrova, inizialmente, nella sede del collettivo che faceva capo al manifesto in via Tre Re, 63 a Modena. Nel 1971 si era infatti costituito in città il “Centro di iniziativa politica il manifesto” in cui erano confluiti comitati studenteschi, intellettuali, insegnanti, militanti della sinistra sindacale legati in particolare alla Fim e rappresentanti delle comunità cattoliche di base. La spina dorsale dell’esperienza del gruppo femminista è la pratica dell’autocoscienza per ragionare sia su questioni personali sia sul proprio ruolo di donna attraverso due distinte modalità: riunioni collettive che si tengono in sede e incontri di piccoli gruppi in case private. A questa pratica si affiancano uscite e interventi pubblici in occasione della battaglia per il divorzio e nella lunga lotta per la depenalizzazione e la liberalizzazione dell’aborto (espressa nello slogan “aborto libero, gratuito e assistito”). L’anno successivo il Collettivo lascia la sede di via Tre Re e prende in affitto un locale in via Nazario Sauro: da questo momento il gruppo verrà denominato sempre più spesso come “Collettivo di via Nazario Sauro”.