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Una mappa interattiva in cui sono geolocalizzati i luoghi più significativi del periodo

Sasib

Sasib

La Sasib è una fabbrica metalmeccanica in cui lavorano circa 1400 operai, la seconda per dimensioni a Bologna. La vertenza che qui si svolge tra il 1968 e il 1969 riesce a capovolgere una situazione aziendale in cui il sindacato, dopo l'offensiva padronale degli anni precedenti, si era mantenuto sulla difensiva. Dopo la vertenza, infatti, la Sasib diventerà una fabbrica di riferimento per le lotte operaie bolognesi evidenziando il protagonismo di una nuova generazione di giovani operai, alcuni dei quali diverranno poi dirigenti sindacali. Il 24 dicembre 1968 il delegato Fiom, Antonio Mignani, viene licenziato, con la motivazione di negligenza sul lavoro. I lavoratori interpretano quel gesto come un’espressione di autoritarismo padronale, proprio alla vigilia di una vertenza aziendale. Gli operai iniziano una dura lotta, a cui partecipano anche gli studenti, contribuendo ai picchetti e proponendo iniziative di solidarietà. Nel febbraio 1969 viene stipulato un accordo che garantisce la tutela dei diritti sindacali in fabbrica (il diritto di assemblea con la partecipazione dei dirigenti sindacali esterni, il diritto di diffusione della stampa e della propaganda sindacale), ma non permette il rientro in fabbrica di Mignani. A questo accordo ne segue un altro nell'aprile 1969 che riduce l'orario di lavoro, stabilisce la regolamentazione del cottimo e i premi di produzione. La vertenza è importante in primo luogo perché porta alla ribalta la questione dei diritti sindacali, poi per l'appoggio degli studenti alla lotta operaia (che partecipano non solo ai picchetti ma anche all'assemblea operaia con diritto di parola), e infine per le forme di lotta adottate: i picchetti duri e soprattutto l'assemblea, che diventa la sede dove tutti i lavoratori dell'azienda decidono sull'andamento della vertenza e sulle iniziative da intraprendere.


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